20 aprile 2024

Puntualità a Villa Lazzaroni

Roma, Villa Lazzaroni
20 aprile 2024

DOPO UN’ATTESA DI TRENTA MINUTI…

Lo spettacolo a Villa Lazzaroni era annunciato alle ore 21.00. A me piace arrivare con anticipo: è raro che raggiunga il teatro all’ultimo momento. Anche ieri sera, sono stato tra i primi a sedermi in platea. Dopo qualche minuto m’è giunto all’orecchio il tradizionale urlo da dietro le quinte che augurava la buona sorte. A sipario aperto il triplice grido di «merda, merda, merda» s’è sentito molto distintamente in sala, tanto che m’è parso addirittura un po’ sguaiato. Ho guardato l’orologio, erano le 20.55: un po’ tardi per pensare alla scaramanzia; solitamente quando si chiamano i cinque minuti, un direttore di scena dovrebbe esigere il massimo silenzio, sia per una doverosa osservanza nei confronti del pubblico che già siede in sala, sia soprattutto per rispettare la concentrazione degli artisti.

19 aprile 2024

«La buona novella» di Fabrizio De André

Neri Marcorè

Roma, Teatro Quirino
18 aprile 2024

MARCORÈ CANTA GLI APOCRIFI VANGELI DI DE ANDRÉ

Nel 1969 Fabrizio De André venne invitato da Roberto Dané, un importante produttore discografico di quel tempo, a realizzare un disco sui Vangeli apocrifi. L’idea originariamente – e tengo a precisarlo per ricordare con affetto una persona a me particolarmente cara – nacque per Duilio Del Prete, ma poi Antonio Casetta, altro imprenditore musicale, suggerì il più famoso cantautore genovese in cerca di un’ispirazione per il suo quarto album. Oggi Neri Marcorè torna, dopo sei anni, a confrontarsi con De André, e sempre con la regia di Giorgio Gallione, che ne imposta anche la drammaturgia. Lo spettacolo, in scena al Quirino di Roma fino al 28 aprile, porta il titolo di quell’album che fu pubblicato nel 1970: La buona novella.

18 aprile 2024

«Cyrano de Bergerac», da Edmond Rostand

Francesco Petruzzelli e Arturo Cirillo

18 aprile 2024

«OGNI FAVOLA È UN GIOCO»

Durante lo spettacolo ci sono tre o quattro momenti determinanti che aiutano a chiarire bene le intenzioni del regista, che qui è anche autore, o quasi. Mi piace, però, cominciare dagli applausi finali, quando, in mancanza della più classica passerella, Arturo Cirillo scappa giù in platea tra il pubblico, trascinandosi dietro l’intera compagnia, e, come un burattino ribelle, come un discolo che ha commesso una marachella, si lascia andare alla corsa sfrenata di un Pinocchio redivivo che tenta di fuggire alle guardie. In questa fuga, insensata, fantasticata, conquistata, c’è l’animo dell’attore che vorrebbe continuare la recita ad ogni costo, a jouer le rôle (dicono i francesi), e c’è anche il ricordo di un bambino che non vuole lasciare il teatro, ma anzi vuol rimanere lì a giocare e a sognare con i personaggi che ormai sono diventati suoi amici, i suoi confidenti, i suoi angeli custodi.

17 aprile 2024

«Adolf prima di Hitler» di Antonio Mocciola

Vincenzo Coppola e Francesco Barra

Roma, Off/Off theatre
16 aprile 2024

IL MONDO SALVATO DA UN BACIO

Uno dei tanti episodi teatrali che si narrava dietro le quinte fino a qualche decennio fa, riguarda un italiano oggi ancora assai conosciuto e che certamente ha fatto storia. Tuttavia, proprio la storia, in attesa di fonti ufficiali, non ha mai certificato il racconto che l’attore, intermediario di quest’aneddoto, già al rientro dalla prigionia in Germania (1945), cominciò a divulgare tra gli amici di palcoscenico.

14 aprile 2024

«I masnadieri» di Friedrich Schiller (post scriptum)

Friedrich Nietzsche

UNA IMPORTANTE POSTILLA FILOSOFICA

Mentre cerco ancora di smaltire i postumi di una fulminante influenza che da qualche giorno mi costringe ai domiciliari, sono riuscito a decifrare uno degli ultimi scarabocchi che, nell’oscurità della platea, avevo appuntato sul taccuino durante la recita. Ciò avveniva per lo spettacolo di Michele Sinisi: I masnadieri di Schiller. Già recensito. Su carta avevo riportata la frase di Karl che urla all’autorità clericale: «Il mio pulpito è la vendetta», tralasciando l’ultima parola segnata, ché non capivo più, perché – come canzonava mia madre quando andavo a scuola – sono un asino per natura! Stamattina, invece, in quel geroglifico incomprensibile, all’improvviso, è apparso chiarissimo, come una falce di luna nel cielo terso, il nome di Nietzsche, e la mente s’è illuminata dello stesso pensiero partorito, quando, nella foga recitativa di Paternoster, avevo notato il salto temporale che Sinisi proponeva per dare un senso logico all’insubordinazione della masnada dei ribelli di Schiller.

12 aprile 2024

«I masnadieri» di Friedrich Schiller

Roma, Teatro Basilica
11 aprile 2024

SINISI RESTITUISCE LA VERA ANIMA AI MASCALZONI RIBELLI

Michele Sinisi, regista che si definisce irriverente, che ama stravolgere la tradizione, regista dalle soluzioni spesso eccessivamente originali, si cimenta con i Masnadieri di Schiller: dramma partorito tra il 1777 e il 1780. Le date sono importanti se si pensa al fermento intellettuale europeo che portò, nove anni dopo, alla Rivoluzione francese. Tuttavia, per questa edizione, folle, ironica, scanzonata, ricca di animosità e asciutta di ridondante verbosità, forse dissacrante, diventa addirittura fondamentale conoscere la storia che portò l’opera di Friedrich Schiller in palcoscenico.

11 aprile 2024

«Contenuto pornografico» di Tommaso Agnese

 

Roma, Teatro Off/Off
10 aprile 2024

NOI, SCHIAVI DELL’ALGORITMO

Tommaso Agnese immagina che nel 2060 saremo tutti soggiogati e schiavi del mondo virtuale. Faremo parte di una società governata da potenti che con i «vantaggi» dell’elettronica saranno capaci di tenerci completamente imbavagliati, obbligandoci ad agire e a pensare secondo un’educazione globale e codificata dai temibili algoritmi. Incentivo e ricompensa di questo incosciente stato di schiavitù è il contenuto pornografico offerto gratuitamente, per il nostro piacere e le nostre soddisfazioni, sul più aggiornato e moderno marchingegno che fra poco sostituirà i cellulari. L’autore ragiona, da commediografo, in termini certamente fantasiosi, ma neanche troppo, sul declino morale e intellettuale delle nostre possibilità individualistiche: nella realtà quotidiana sono già molti i giovanissimi catapultati in questo dramma della globalizzazione del pensiero e della volontà telecomandata.

10 aprile 2024

«Zio Vanja» di Anton Cechov


Roma, Teatro Vascello
9 aprile 2024

TUTTI AL MURO I FALLITI DI LIDI

La seconda tappa del progetto di Leonardo Lidi su Cechov accende i riflettori su Zio Vanja. E non è soltanto un modo di dire: la scena e le luci di Nicolas Bovey, infatti, sono state pensate proprio per illuminare, sotto un faro processuale, la tragedia dell’immobilità drammatica e della conseguente infelicità. Anton Cechov, con «Zio Vanja», vuol rappresentare la società dei falliti, di coloro che vivono dei loro piccoli egoismi, crogiolandosi nella vanità del rimpianto. «Bisognerebbe dare più fiducia agli altri, sennò la vita diventa insopportabile», avverte Sonja, alludendo alla sola luce di speranza. Anche in quest’opera, come in altre del repertorio cechoviano, il concetto del lavoro è visto come unica possibilità pratica di fuggire l’infelicità: «La noia e l’ozio si contagiano», dice ancora Sonja, voce del futuro, la quale avverte che al di là dell’infelicità ci potrebbe essere una vita migliore. Un cammino che però nessuno vuole affrontare; meglio tornare alle tristi certezze di sempre. Quindi, meglio star fermi anziché muoversi.

09 aprile 2024

Da Ferdinando IV al principe di *** (parte II)

Caricatura di Totò (da «La patente»)

INNOMINATO DA ALEXANDRE DUMAS, SCOPRIAMO CHI ERA

segue da

Avevamo lasciato il nostro iettatore a bordo di una imbarcazione francese veleggiando verso Tolone, rattristato per la morte del fratello ucciso in duello per causa sua, e per la dipartita del padre stroncato dal dolore. Alessandro Dumas dedica un intero capitolo del Corricolo al viaggio del principe di *** verso lidi lontani – ma noi, non avendo la sua penna, lo riassumeremo in poche parole per non cadere in stucchevoli ripetizioni – tragitto durante il quale il capitano del vascello, non avendo tenuto in seria considerazione le maldicenze sul conto del suo ospite (prima di salpare da Napoli un’anima pia s’affrettò a metterlo in guardia onde prepararlo a qualunque imprevisto) non fece a tempo a ricredersi che, dopo due giorni e mezzo di navigazione, all’altezza di Livorno, si vide costretto a virare bruscamente verso la Corsica per evitare l’attacco di due bastimenti inglesi. Il principe lo rincuorò appena intuì che il vento premiava l’alta velatura di bordo e la forma snella dello scafo, agile a scivolare leggero sulle acque. «Con il levante in poppa non li sentiremo più abbaiare», disse pavoneggiandosi il capitano soddisfatto della distanza guadagnata sulle inseguitrici. E il principe di rincalzo esclamò mirando a est l’orizzonte: «Oh, durerà, eccome se durerà!». E la voce del marinaio di vedetta si levò forte e allarmata: «Il vento salta da est a nord». In pochi minuti il vascello fu raggiunto e bombardato da entrambi i lati. Nulla potettero i francesi: si arresero e furono tratti in ostaggio. Il povero capitano, rassicurato dai vincitori affinché il principe, rimasto naturalmente illeso, fosse preso in consegna su uno dei due bastimenti, chiese il permesso di andare a prendere effetti personali in cabina e si sparò. L’ammiraglio inglese, comprendendo che l’ospite fosse persona di stimabile levatura, gli offrì i migliori servigi, riservando le celle più anguste alla ciurma dei prigionieri.

08 aprile 2024

Da Ferdinando IV al principe di *** (parte I)

Caricatura di Alexandre Dumas

VITTIME E CARNEFICI DEL FASCINO DELLA JETTATURA

La sera del 3 gennaio 1825, l’ormai anziano borbonico sovrano delle Due Sicilie, dopo aver disputato una partita al giuoco delle carte e dopo aver adempito all’impegno di ogni buon cattolico recitando le orazioni, andò serenamente a dormire. Si portava sulle spalle settantasei anni, sessantacinque dei quali da regnante: una discreta fatica! Ovvio che il popolo partenopeo, riconoscente, fosse particolarmente affezionato al suo re. Fu questo il motivo per cui, la mattina seguente – quando alle dieci un maggiordomo di Palazzo, non avvertendo ancora alcun rumore provenire dalla camera reale, scoprì il corpo senza vita di Ferdinando IV – i napoletani, appena si sparse la triste notizia, vollero ostinatamente rintracciare nell’improvvisa morte del regnante una causa soprannaturale. Re Nasone, come era nominato, la sera precedente non aveva manifestato alcun malore, dunque, perché la mattina successiva non si era più svegliato? Ecco cosa si scoprì.

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