06 aprile 2009

«La famiglia dell'antiquario» di Carlo Goldoni

Roma, Teatro Argentina
28 marzo 2009

SONATA PER STREHLER:
ALLEGRO CON BRIO MOZARTIANO

Nell’ambiente teatrale spesso si sentono ripetere frasi, trite e ritrite, che risalgono alla notte dei tempi. Una di queste, la cui origine però può essere rintracciata in epoche più recenti, suona così: gli abbonati hanno ucciso il teatro. Il qualunquistico modo di dire debuttò negli anni Settanta, quando la politica gestionale delle sale aprì a investimenti rapidi e sicuri promuovendo prevendite di biglietti per l’intera stagione: non si vuol dire che i signori abbonati siano degli «assassini» o siano stati chiamati per distruggere i teatri (sarebbe eccessivo!), ma significa che l’istituzione dell’abbonamento ha portato una malaria impiegatizia anche dove se ne sarebbe fatta volentieri a meno. Non so se lo stesso spento atteggiamento abbia contagiato gli abbonati dell’intera nazione, ma a Roma più i teatri sono storici più il pubblico sa di naftalina, è inespressivo: raggiunge la platea senza troppi entusiasmi; già nel foyer sembra costretto a un sacrificio, abituato com’è a restare seduto a casa in poltrona a fare zapping e soffermandosi su quei programmi in cui si litiga per un nonnulla.

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